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Quando si parla di Craxi, i suoi detrattori alludono sempre e soltanto alle sue vicissitudini giudiziarie e mai si soffermano a parlare delle sue idee socialdemocratiche che miravano a svecchiare un sistema politico italiano che andava “riformato” , uscendo da visioni ottocentesche e che guardava alla costruzione di una solida socialdemocrazia sul modello della SPD tedesca; non parlano mai dei meriti del suo governo in politica interna ed estera, caratterizzati da un vero e proprio attivismo che ben incarnava i sentimenti del decennio degli anni ottanta che videro un paese che voleva guardare al suo futuro con ottimismo, coraggio ed autorevolezza e che voleva lasciarsi alle spalle la cupa cappa degli anni di piombo del precedente decennio.
La politica estera dei governi Craxi è stata indiscutibilmente caratterizzata da una intensità ed attivismo che l’Italia raramente ebbe nel corso della sua storia postbellica. Da come la si pensi, la storia di Bettino Craxi e di quel decennio craxiano durato anche fino ai primissimi anni 90, è allo stesso tempo la storia che racconta di “quello che noi eravamo” e “come noi siamo arrivati ad essere quello che oggi inevitabilmente, nel bene come nel male, siamo”’.
“Non gli consentirò di scrivere la storia dei vincitori, perché vede, i vincitori vincono e poi guai ai vinti, VAE VICTOS! come dicevano i romani, io questo non glielo consentirò “.