Riflessione politica a cura di:
In Italia solo tre persone famose, anche se molto diverse tra loro per formazione, pensiero, idea politica, si sono ritrovate ad essere accomunate per il record eccezionale di processi subìti in vita e per la celerità delle sentenze emesse nei loro confronti:
il poeta, scrittore, regista, giornalista, Pier Paolo Pasolini, processato ben 34 volte, accusato di tutto e di più persino di rapina a mano armata e con perizia medica redatta dal Prof. Aldo Semeraro (uomo legato ad ambienti criminali) che individuava nell’ omosessualità di Pasolini le presunte “tendenze criminali e devianti” che gli venivano contestate nelle aule dei tribunali. Anche dopo la tragica morte avvenuta qualche mese addietro Pasolini viene processato per il suo film uscito postumo “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1976). Trentaquattro processi e molti di più i procedimenti, ma soltanto un unico processo. Un solo oggetto e una sola finalità, mettere in dubbio la legittimità dell’esistenza del poeta nella società e nella cultura italiana dell’epoca.
A superare per numero Pasolini sarà l’ex presidente del Consiglio, leader di Forza Italia e del centrodestra Silvio Berlusconi con i suoi 36 processi, e proprio in uno per frode fiscale viene condannato con la conseguente decadenza dal senato, l’affidamento ai servizi sociali e l’ incandidabilita’ per cinque anni. Ad ogni competizione elettorale imminente ecco spuntare puntualmente un’inchiesta giudiziaria che spaziava dai “presunti” rapporti con la mafia al falso in bilancio, alla compravendita di parlamentari fino a quelle per le famose “cene galanti” con le ragazze.
Bettino Craxi, ex presidente del Consiglio dei ministri ed ex segretario nazionale del PSI, subì 6 processi e due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito al partito Socialista e, ricordiamolo sempre, l’inchiesta giudiziaria del pool di “Mani Pulite” ruotò sempre attorno a Lui, la preda più ambita. Solo la tragica morte del 19 gennaio 2000 ha messo fine ai processi e alle inchieste politiche che lo riguardavano e se fosse sopravvissuto fino ai giorni nostri avrebbe raggiunto il record triste dei due noti personaggi sopra menzionati.
La magistratura pur con i suoi tempi farraginosi sa essere veloce quando si tratta di “giudicare e condannare” personaggi che, comunque la si pensi per simpatia o per antipatia, sono considerati scomodi, ingombranti e destabilizzanti per la “Situazione” (tanto per usare una locuzione pasoliniana).
Voglio riportare ciò che scriveva Pasolini della Magistratura italiana, del suo potere “politicizzato” e del “perché” nessun altro intellettuale ne avesse denunciato prima le sue ataviche anomalie:
[…] “Perché non va avanti niente? Perché tutto è immobile come in un cimitero? È spaventosamente chiaro. Perché tutte queste inchieste e questi processi, una volta condotti a termine, ad altro non porterebbero che al Processo di cui parlo io. Dunque, al centro e al fondo di tutto, c’è il problema della Magistratura e delle sue scelte politiche.
Ma, mentre contro gli uomini politici, tutti noi, cari colleghi della «Stampa», abbiamo coraggio di parlare, perché in fondo gli uomini politici sono cinici, disponibili, pazienti, furbi, grandi incassatori, e conoscono un sia pur provinciale e grossolano fair play, a proposito dei Magistrati tutti stiamo zitti, civicamente e seriamente zitti. Perché? Ecco l’ultima atrocità da dire: perché abbiamo paura”. […]
A queste parole coraggiose di denuncia da parte di Pasolini potremmo aggiungere come “rafforzativo” quelle altrettante coraggiose e disperate di Bettino Craxi circa il “clan giudiziario”: “Difronte al golpe post moderno che vede l’alleanza tra clan giudiziari con clan dell’informazione è praticamente impossibile difendersi. Ed è quello che è toccato a me”.
Infine chiudo questa mia disamina con una citazione di Silvio Berlusconi che definì la Magistratura “il Quinto Partito di Governo”. Si tratterà pure di una coincidenza, come vorrà far notare qualcuno, ma si tratta comunque di una curiosa coincidenza che “unisce” Pasolini, Craxi e Berlusconi in una sorta di inquietante “primato” “politico-giudiziario”.
È veramente impressionante il primato di processi e di procedimenti giudiziari che accomuna tutti e tre. Da questo articolo emergono degli spunti di riflessione sul quanto “pericolosi” fossero ritenuti dai poteri forti Pasolini, Craxi e Berlusconi; i processi istruiti avevano lo scopo di creare il vuoto intorno a loro e magari di zittirli. Pasolini, Craxi e Berlusconi, sepur con i propri mezzi e strumenti, hanno creato scompiglio e i poteri forti neo conservatori li hanno perseguitati con i processi, le inchieste e le condanne, anche se non sono riusciti a metterli in carcere, hanno poi pagato con la vita.