A CURA DEL PROF. PIETRO ROCCARO
La GRANDE AMBIZIONE, tanto per essere in linea con l’omonimo film con Elio Germano nel ruolo di Enrico Berlinguer, è il progetto o l’idea di un’ UNITÀ SOCIALISTA VERA, e non certo quella pasticciata alla Prodi e Veltroni degli ULIVI della prima metà degli anni’90 che furono animati più che da uno spirito socialdemocratico o socialista da un vero e proprio sentimento ANTI-BERLUSCONIANO e nulla di più; una mera e sterile alleanza o cartello elettorale che aveva la presunzione di battere l’odiato Cavaliere nero di Arcore e poter andare al governo e nulla di più. Il film di Elio Germano non racconta che la GRANDE AMBIZIONE era contesa dal segretario del PCI con il segretario del PSI Bettino Craxi e che per più di un decennio era stato un “duello” tra i due a chi sarebbe riuscito a prevalere per la realizzazione di una Grande Sinistra Socialista o figlia della tradizione Socialdemocratica europea che riunisse tutti i progressisti, i riformisti, i miglioristi e le anime del socialismo e che emarginasse tutti i Massimalisti, Reazionari e Neo conservatori che si opponevano ad ogni tipo di cambiamento per ammodernare il Paese; e un’Unità Socialista Vera che potesse ridimensionare il peso politico ingombrante della DC, partito Dominus incontrastato della scena politica italiana sin dal 1948. Nel film non si fa cenno al Dibattito intorno alla questione che a Sinistra vide contrapposti i due partiti proletari ed operai somiglianti per estrazione sociale ma divergenti sul tipo di intervento da attuare per realizzare i propri programmi.
Questa Grande Ambizione fu perseguita per tutta la sua vita, come si è visto nell’omonimo film, da Enrico Berlinguer, il quale è vero che si mostrò sempre più insofferente e critico verso le politiche di Mosca e del PCUS dal quale cercava di prendere le debite distanze, se pur lo facesse gradualmente e con prudenza; ma non fu una esclusiva prerogativa del solo segretario del PCI, ma fu l’aspirazione anche di Bettino Craxi, il grande “assente” del film che non viene mai citato e non se ne comprende il perché. CRAXI e BERLINGUER, in un’ Epoca storica di “Guerra Fredda” e di scontro ideologico tra due visioni divergenti di concepire la società e lo Stato, si ritrovarono entrambi a dover fare i conti con le opposizioni interne dei loro rispettivi partiti che male interpretavano una eventuale alleanza di governo o avvicinamento tra comunisti e socialisti. Per la classe dirigente comunista era inaccettabile una possibilità di alleanza con il “nemico” di sempre Socialista figurarsi se era pure Craxiano. Eppure agli inizi degli anni ’80 nelle vicinanze di Roma, alle Frattocchie dove aveva sede la scuola di formazione politica dei Quadri del PCI sembrava quasi che si stesse per arrivare ad un avvicinamento tra i due “fratelli coltelli”, entrambi espressione della classe lavoratrice, se non poi le diverse posizioni assurte in tema di Eurocomunismo, Euromissili, abolizione della Scala Mobile portò i due segretari ad allontanare definitivamente i propri rispettivi partiti accentuando lo scontro politico nelle piazze e in ogni settore della vita sociale, soprattutto in occasione del Referendum sull’abolizione della Scala Mobile promosso proprio da Enrico Berlinguer che si giocava il tutto per tutto. Referendum che viene vinto da Bettino Craxi che salutò quella vittoria referendaria come una bocciatura del PCI ed un riconoscimento popolare dell’azione del suo governo e delle sue politiche sociali.
Detto questo c’è da dire, e su questo il film con Germano non lo illustra affatto, che nonostante le prudenti e sincere prese di posizioni critiche e avverse verso le politiche del Cremlino, Enrico Berlinguer non se la sentì mai di voler abiurare pubblicamente con la storia del PCUS di Lenin e della Rivoluzione Bolscevica di Ottobre del 1917 e di avviare quel processo di riunificazione di tutta la Sinistra che passava attraverso la trasformazione del PCI in una forza politica Socialdemocratica che avrebbe potuto realizzare con il PSI una valida alternativa di governo. Come racconterà lo stesso Craxi molti anni dopo la morte di Berlinguer, quest’ultimo sembrava tentennare a tratti verso una via riformista e poi per altri tratti, inspiegabilmente preferiva restare legato alle logiche programmatiche del Comunismo e del Marxismo.
Dopo la scomparsa improvvisa e drammatica di Enrico Berlinguer arriva la segreteria dei post comunisti guidata da Achille Occhetto, quest’ultimo favorito dai mutamenti della situazione internazionale (il Crollo del Muro di Berlino, la fine della “Cortina di Ferro” che aveva diviso l’Est sovietico dall’Ovest democratico, il rapido decadimento delle istituzioni dell’URSS), dava l’impressione che volesse riprendere quella Grande Ambizione e, senza più alcun tipo di ostacolo di natura ideologica, realizzarla assieme al PSI di Craxi per dare finalmente una Grande Casa Comune a tutte quelle anime socialiste, riformiste, progressiste ed ex comuniste che durante la lunga fase della “Guerra Fredda” si erano ritrovate divise e contrapposte pur essendo “fratelli” di intenti comuni.
I presupposti parevano buoni, Occhetto, Veltroni, Piero Fassino, e Massimo D’Alema davano l’impressione di essersi lasciati alle spalle per sempre il loro passato comunista per abbracciare le posizioni della moderna Socialdemocrazia Europea e del riformismo socialista. A tal proposito sarà Bettino Craxi in persona a perorare la causa del PDS affinché venisse ammesso all’interno della grande famiglia europea del PSOE (“Mal me ne colse, mal me ne colse” dirà un giorno il segretario socialista pentito e deluso dal comportamento irriconoscente degli ex Togliattiani di Botteghe Oscure). La Grande Ambizione che aveva animato Enrico Berlinguer che era morto senza averla mai realizzata negli anni 70-80 sembrava che potesse prendere forma con il progetto dell’Unità Socialista promossa da Bettino Craxi all’alba del nuovo decennio degli anni ’90 che erano iniziati all’insegna della fiducia e dell’ottimismo verso le sfide del futuro che attendevano il Paese; ma proprio in quel momento con l’avvento della finta rivoluzione giudiziaria che si abbatté come una ghigliottina giacobina su tutto il PSI, in primis su Craxi, sul Pentapartito di governo e sulla Prima Repubblica, gli ex comunisti pensarono bene di smarcarsi per sposare, anima e corpo, il Giustizialismo e l’Antipolitica per cavalcarli elettoralmente e poter arrivare così direttamente a Palazzo Chigi e ai vertici dello Stato senza più dover passare da un’alleanza ingombrante con il “nemico” di sempre Craxi, il quale nel frattempo era stato con violenza disarcionato ed indebolito dalla congiunzione dei poteri forti nazionali e internazionali (gli ambienti Neo Con di Washington) e sostituirsi al PSI ormai ridotto in uno stato di liquidazione per la guida egemone. Su queste premesse Achille Occhetto inaugura il progetto della “Gioiosa Macchina da Guerra” nel 1994 che sarà destinato ad un clamoroso tracollo elettorale per l’ingresso di Silvio Berlusconi con il suo Polo delle Libertà e del Buon Governo che riunivano al proprio interno buona parte degli ex socialisti e degli orfani dei partiti di maggioranza dell’ex Pentapartito degli anni’80. Da quel momento in poi con le involuzioni sempre più ultra liberiste e neo con di stampo anglosassone e americaneggiante del PDS in Ulivo e poi in PD che hanno svuotato la Sinistra di quei contenuti sociali ma trasformata in una sinistra radical chic da salotto, quella Grande Ambizione che tanto aveva animato i “duelli” tra Craxi e Berlinguer è rimasta una mera utopia da filosofia della politica, detto in parole povere, con margini zero di potersi realizzare. Del resto non hanno aiutato la dolorosa diaspora del PSI frammentatosi in gruppi o gruppetti riuniti nel centrosinistra o nel centrodestra berlusconiano e nemmeno i personaggi mediocri o insignificanti che trasversalmente imperversano sulla scena politica e che usano impropriamente i termini di “socialismo”, “socialdemocrazia” senza neanche sapere di cosa stanno parlando perché se lo sapessero non avrebbero mai votato tutti i provvedimenti di macelleria sociale dei governi Monti e Draghi che hanno aumentato le iniquità sociali e le diseguaglianze o non si sarebbero cercate alleanze elettorali con quelli che lanciavano allegramente le monetine all’uscita del Raphael o con chi da presidente del consiglio cancellò l’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e che rappresentava la più importante conquista raggiunta nel secondo dopo guerra grazie ad un ministro del lavoro socialista, Giacomo Brodolini. Ma questa è un’altra storia sulla quale tornerò presto ben volentieri e che merita di essere ricordata perché anch’essa è figlia di quella Grande Ambizione che è molto più di un film e che ha non uno ma più protagonisti che meritavano di essere ricordati. O che si è preferito in realtà non ricordare per non riabilitarne la memoria.