A cura di:

Prof. Pietro Roccaro
Pietro Roccaro

Bettino Craxi visto da destra ed esattamente da quella componente che è denominata destra sociale e che per anni si riconobbe sui grandi temi dell’ azione del segretario del PSI al governo: Anticomunismo, difesa della sovranità nazionale dall’ invadenza degli USA di Reagan.

Bettino Craxi fu dunque un missino mancato? Si dibatte a destra da tempo;

Certamente è stato il primo capo di governo italiano, dal secondo dopo guerra, che invitò a Palazzo Chigi nei giorni febbrili delle consultazioni per la formazione del suo primo governo Socialista, Giorgio Almirante lo storico segretario del MSI, sdoganando così dal ghetto e dall’ emarginazione parlamentare il partito della fiamma tricolore e tributando il rispetto istituzionale che si riserva ad ogni forza politica dell’arco istituzionale democratico.

Un progetto politico che già negli anni sessanta si stava concretizzando con il segretario missino Arturo Michelini e Pino Romualdi con l’ appoggio del MSI dato al governo monocolore DC di Fernando Tambroni e in Sicilia con l’ ingresso nel governo Milazzo.

Furono almeno cinque le ragioni che negli anni ’80 indussero il popolo missino a guardare con interesse mista a simpatia l’avventura politica di Craxi:

1 – L’opzione presidenzialista. L’elezione diretta del capo dello Stato era per il Msi di Almirante l’unico rimedio in grado di superare la partitocrazia. Per Craxi, lo strumento per rompere l’assedio Dc-Pci.

2 – L’anticomunismo. Presidiato unicamente dai missini negli anni ’70, l’anticomunismo del decennio successivo fu soprattutto di conio craxiano. Per introdurlo nel suo partito, il leader del socialista dovette ricorrere ad una polemica sugli “antenati” opponendo l’anarchico Proudhon a Karl Marx. L’obiettivo di Craxi era il “riequilibrio” elettorale a sinistra a danno del Pci. La selva di fischi con cui i socialisti accolsero al loro congresso Enrico Berlinguer (che di lì a poco sarebbe morto) scavò un solco di ostilità psicologica e politica mai superato in seguito.

3 – La stagione dei meriti. Proprio nell’ambito della polemica sulle origini ideologiche, il Psi – tramite il vicesegretario Claudio Martelli – oppose la «stagione dei meriti» a quella dei «bisogni».  Anche in questo caso salta agli occhi l’assonanza con il tema della meritocrazia, da sempre bandiera della destra.

4 – La riscoperta del Tricolore. In omaggioagli accordi di Yalta ed anche per la presenza del duopolio politico di due culture – cattolica e comunista – estranee al Risorgimento, quella nata dalla Resistenza fu sostanzialmente una repubblica senza nazione. I valori nazionali erano appannaggio di sparute minoranze, non solo quella missina. Negli anni ’80, Craxi introduce il tema del socialismo nazionale e tricolore in opposizione a quello classista ed internazionalista del Pci. In questa battaglia, il leader socialista “arruola” persino Garibaldi strappandolo così dall’iconografia comunista cui l’aveva “costretto” Togliatti scegliendolo come simbolo elettorale del Fronte Popolare alle elezioni del 1948.

5 – La crisi di Sigonella. L’aver difeso il principio di sovranità nazionale opponendosi agli Usa di Ronald Reagan rese Craxi popolarissimo agli occhi della destra. Non per antiamericanismo, ma per aver fatto per una volta sentire gli italiani padroni in casa loro.

Craxi e Almirante

Tra Craxi e Almirante si sviluppò una profonda amicizia e stima personale. Ciò non impedì al segretario del Msi di schierarsi contro il governo al referendum del 1985 sulla scala mobile. Come confermato dalla vedova del leader missino, Donna Assunta ( che il 2005 fu invitata da Stefania Craxi a visitare la fondazione), i due leader spesso si sentivano e si confrontavano. Ai funerali di Giorgio Almirante, nel maggio del 1988, Craxi fu accolto con un’ovazione dai militanti del partito. 

Craxi e Fini

Negli anni della segreteria di Gianfranco Fini il MSI abbracciò il clima di giustizialismo e di populismo che si era generato con la finta rivoluzione giudiziaria del biennio drammatico 1992-1994, Antonio di Pietro diventò il modello di leader manettaro che tanto piaceva a Fini, Mirko Tremaglia, La Russa, Teodoro Buontempo “Er Pecora” e Francesco Storace. Infatti saranno proprio questi ultimi due ad organizzare i gruppi di contestatori che si uniranno ai militanti di Lega e PDS e davanti al Raphael daranno luogo al lancio di monetine contro Craxi con canti da stadio “Sei Finito”, “Chi non salta Socialista è”.

Qualche anno dopo questi ex missini diventati Alleanza Nazionale andranno al governo con Berlusconi e con gli ex socialisti craxiani confluiti in Forza Italia.

Di Gianfranco Fini, il leader Socialista dirà in una intervista del 1997: “persino Benito Mussolini si vergogna di lui nella tomba”. Parole dal sapore profetico visto come poi è andata a finire tra Berlusconi e il signor Fini.

Un ultima annotazione: Francesco Storace e Teodoro Buontempo “Er Pecora” sono stati i maestri politici della nostra futura premier Giorgia Meloni.

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Di Staff

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